Miti, leggende e immobili di lusso in Toscana
Tenute e casali di pregio a poco più di 100 km da luoghi misteriosi tutti da scoprire
La Regione Toscana custodisce affascinanti luoghi remoti, ma dalla grande importanza storica. Broker Immobiliare Exclusive Real Estate propone tenute e casali di lusso in vendita a Siena e Arezzo, a pochi chilometri da questi luoghi pieni di fascino e mistero. Andiamo ad esplorare gli angoli meno battuti della Toscana, partendo dall’Isola di Montecristo e passando per Siena e il suo territorio circostante.
L’Isola di Montecristo, ambientazione chiave nel celebre romanzo “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas padre, è una piccola macchia di terra al largo della costa toscana. Si trova tra la Sardegna e la costa toscana, e a sud dell’Isola d’Elba. Sono in vigore forti politiche di conservazione ambientale per poter proteggere l’immacolato ecosistema dell’isola. Fino a circa un decennio fa non era concesso turismo sull’isola, e adesso è concesso un accesso ristretto. L’isola è infatti aperta ai visitatori solo due volte all’anno, con permesso del Corpo Forestale dello Stato, stesso ente che porta i visitatori all’isola. Inoltre, nei periodi di apertura, dei mille permessi giornalieri, seicento sono riservati agli studenti. Due sono i punti di riferimento più visitati sull’isola: la spiaggia Cala Maestra, dalla sabbia bianca caraibica, dove approdano i traghetti, e le rovine del Monastero di San Mamiliano. Secondo la leggenda, questo santo scelse l’isola come rifugio, chiamandola Mons Christi. Osservando l’entrata delle rovine del monastero, per gli appassionati della lettura non è difficile immaginare Dantès, protagonista del romanzo di Dumas, che vi entra per poi scoprire il tesoro al suo interno.
Altro luogo toscano con un collegamento letterario è il cosiddetto fiume fantasma Diana, che dovrebbe scorrere sotto la città di Siena, che Dante menziona al termine del Canto XIII del Purgatorio:
Tu li vedrai tra quella gente vana
che spera in Talamone, e perderagli
più di speranza ch'a trovar la Diana;
ma più vi perderanno li ammiragli
In questi versi, la nobildonna Sapìa ironizza sulla vanità del suo popolo, che cercando con disperazione accesso all’acqua acquistò senza buon esito il castello di Talamone, che non ebbe successo come porto, paragonando questa iniziativa alle ricerche del fiume Diana. Il popolo di Siena, essendo infatti lontano da grandi corsi d’acqua, scavò diversi pozzi, e nel medioevo fu scavata una fitta rete di tunnel sotterranei, che col tempo formarono un acquedotto. La ricerca dell’acqua a tutti i costi dette vita alla leggenda del fiume fanstasma: si narra che nel silenzio della notte si possa udire lo scorrere di questo fiume sotterraneo. I tunnel formanti l’acquedotto sotto la città si estendono per circa 25 chilometri, e sono visitabili.
Pensando alla Toscana, a pochi verrebbero in mente confronti con il Regno Unito, se non per sottolineare la spiccata differenza tra i loro paesaggi. Ebbene, c’è una peculiarità che li accomuna: in Toscana troviamo un tocco di leggende arturiane sotto forma della spada incastonata nella roccia che si può ammirare nell’Abbazia di San Galgano. La struttura è in stato di rovina, e non ha mai goduto di particolare fortuna. Nel 1500 gran parte del piombo del tetto fu venduto dagli abati per saldare dei debiti, lasciando la struttura in gran parte scoperta, lasciandola esposta alle intemperie. Nel 1781 crollò quanto rimaneva delle volte, e nel 1786 un fulmine causò la caduta del campanile. Infine, nel 1789, l’ormai danneggiatissima struttura fu sconsacrata e abbandonata. La spada nella roccia fu proprio appartenuta al santo che dà il nome all’abbazia. Vissuto nel primo secolo dell’anno Mille, Galgano Guidotti fu un cavaliere che, dinanzi all’apparizione dell’Arcangelo Gabriele, si pentì delle violenze commesse. La leggenda vuole che, salito sul Colle Montesiepi vicino a dove sarebbe sorta l’abbazia, Galgano conficcò la spada dentro a una roccia.
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